Questo articolo è prodotto dai partecipanti al “Laboratorio di giornalismo culturale e narrazione transmediale“, organizzato da Altre Velocità per il festival Le Città Visibili 2024.
Come sarà il mondo quando saremo anziani? Cosa saremo quando saremo anziani? Domande esistenziali che ci ritroviamo spesso ad evitare, ponendo l’attenzione sull’assai più complessa e misteriosa questione del: Cosa succederà dopo la morte? Sembra evidente che a quest’ultima domanda non esista risposta razionalmente accettabile o una posizione scientifica che non coinvolga religione, spiritualità e soggettività (almeno per ora); sulla prima invece, la situazione è notevolmente diversa. Tutti noi, infatti, in modi diversi, abbiamo a che fare con l’anzianità: un nonno, una nonna, un lontano parente, un lento attraversatore delle strisce pedonali.
Futuro Anteriore, lo spettacolo in programma il 3 settembre all’Ex Cinema Astoria di Rimini, per la rassegna del festival Le Città Visibili, pone un accento proprio su questo tema. Matilde Buzzoni, Antonio De Nitto, Gloria Giacopini, Matilde Vigna sono i quattro attori sul palco. Interpretano loro stessi e la loro proiezione in età avanzata, immaginando una vecchiaia diversa da quella degli anziani di oggi, ma pur sempre visceralmente simile a quella che possiamo osservare nel presente. I quattro attori sono ora un giovane vispo, ora un anziano o un’anziana curvi, appesantiti da decine di plaid colorati.
Lo spettacolo rappresenta, nella sua ora abbondante di durata, quell’agglomerato generazionale che va dai 65 anni in su, che tutti noi riconosciamo per i movimenti lenti, il distrarsi facilmente, il perdere sistematicamente la memoria, ma, allo stesso tempo, ricordare con candida precisione eventi di cinquant’anni prima, l’essere così cagionevoli e fragili. Giulio Costa, il regista dello spettacolo, prende questo insieme di persone e lo pone su una bilancia, contrapponendola a quella dei giovani, ma non giovanissimi, che ancora a fatica riescono a definirsi adulti per gli standard ereditati dei loro genitori. Quei giovani persi che rincorrono se stessi, i loro sogni, le loro aspettative, dimenticandosi di loro stessi, dell’essere come individui.
Nonostante paia evidente che quegli uomini e quelle donne, significativamente più grandi di noi, non siano in grado di insegnarci cosa significa essere anziani – e cosa significherà esserlo in futuro –, è comunque un dovere verso noi stessi e verso di loro, porci in contemplazione, osservare quella lentezza che non siamo in grado di imitare, quella genuina attitudine e attenzione alle piccole (per noi anche banali) cose quotidiane, la pubblicità in televisione, il sole, le previsioni meteo, una passeggiata…
Futuro Anteriore è irriverente, ci dà l’occasione di sorridere di quei cortocircuiti che si creano quando generazioni così lontane si incontrano, e ci permette di apprezzare e riconoscere l’enorme valore che gli anziani rivestono nella nostra società. In un mondo dove tutto è velocissimo e in un costante movimento febbrile, coloro che non lavorano, non producono, ma esistono e continuano a vivere per se stessi e per i propri cari, hanno tanto ancora da dimostrare.
Matteo Toni