Questo articolo è prodotto dai partecipanti al “Laboratorio di giornalismo culturale e narrazione transmediale“, organizzato da Altre Velocità per il festival Le Città Visibili 2024.
«E adesso?» chiede Cristiano, «A-a-andiamo avanti!» balbetta imperturbabile Roberto, suo fratello, dopo aver combinato un altro dei suoi pasticci fra le sac à poche, la planetaria, il carrello portateglie, i mestoli e tutti gli attrezzi della cucina della loro pasticceria. Pasticceri. Io e mio fratello Roberto, scritto e interpretato da Roberto Abbiati e Leonardo Capuano e presentato al festival Le Città Visibili il 30 agosto al Teatro Galli, è una rivisitazione del Cyrano de Bergerac di Rostand. I due fratelli protagonisti dello spettacolo sono uniti da una grande amicizia, nonostante siano innamorati della stessa donna, Rossana – proprio come Cyrano e Cristiano nella commedia tradizionale. Due ore di gag e comicità nascono dalla sbadataggine e dall’erudizione di Roberto, che si amalgamano alla perizia e alla semplicità di Cristiano.
Al contrario del testo originale, qui ci troviamo in una cucina professionale, dove i due ricordano con nostalgia il loro padre che gli ha trasmesso tutti i segreti del mestiere, anelano a prendersi un riposo dalla pasticceria che non lasciano mai e fantasticano su come conquistare, con i loro dolci, la cliente Rossana. Il tutto mentre con le fruste mescolano la crema pasticcera, preparano la cioccolata fusa, compongono torte con il pan di spagna, trasformano gli albumi in meringhe, non recitando la parte dei pasticceri bensì cucinando davvero e in modo professionale. Durante queste operazioni ascoltano la radio e si agitano a ritmo delle canzoni rock di Lou Reed, Rolling Stones e tanti altri, spostandosi per la cucina con passi di danza disinvolti e spensierati. Di tanto in tanto, i due, illuminati da un faro quasi abbacinante, si avvicinano ai lati opposti del bordo palco per confessare i propri pensieri, mentre le luci forti e calde della cucina (messa in standby) si tramutano in una soffusa luce blu.
Cristiano è il pasticcere più esperto dei due e canta la magia che c’è nei dolci. Nella notte, che accompagna il loro sforzo creativo, Cristiano, con la sua praticità, viene in soccorso ai movimenti distratti di Roberto, che a volte dimentica i passaggi delle ricette. D’altra parte Roberto compensa, con la sua profonda conoscenza dei versi, la semplicità di Cristiano, il quale vorrebbe recitare delle poesie a Rossana e si occupa delle questioni finanziarie dell’attività. I due, complementari, si stupiscono reciprocamente delle mancanze dell’altro e, mentre si aiutano, rendono ogni errore un momento di comicità. Così la mano di Roberto finisce nella planetaria e, di fronte all’incredulità di Cristiano, finge di aver acquisito la zampa rigida e rigonfia di una gallina. Quando Cristiano, con affettata superiorità tecnica, tenta di risolvere i guai del fratello, questi lo canzona appena scova le défaillance che si nascondono anche nei suoi interventi. Si tratta di un umorismo permesso dalla loro autoironia, focalizzato sul presente e che a tratti ricorda quello di Aldo, Giovanni e Giacomo, che pure nel 2000 avevano portato il Cyrano nel film Chiedimi se sono felice. Così come per il trio, l’amicizia dei due personaggi è un ingrediente essenziale delle loro gag e dell’intero spettacolo.
Nella commedia originale Cyrano e Cristiano scolpiscono il diamante della loro rara amicizia rinunciando a ciò che desiderano, Rossana, per il bene dell’altro, mentre nella sceneggiatura corrente Roberto e Cristiano sono già uniti da un legame di sangue e da una conoscenza fraterna. Non sono solo fratelli, ma anche amici, e la complicità che le loro interazioni trasmettono sembra essersi rodata negli anni grazie ad una viva curiosità e accettazione delle rispettive fragilità reciproche.
Nella sala, sul finire dello spettacolo, il clima è ancora più disteso e il calore della comicità ha aperto i sorrisi delle persone e non più solo gli stomaci. Gli attori e drammaturghi sono ben consapevoli del languorino che ha accompagnato gli spettatori per tutto lo spettacolo alla vista di burro, latte, zucchero, cioccolato e limone, e decidono di non tradirli. Servono, così, di persona, nel foyer del teatro, le prelibatezze appena preparate sul palco. Si torna così a casa coccolati dall’atmosfera lattiginosa, soffice e avvolgente di una pasticceria e si porta nel cuore l’ironia frizzantina che caratterizza il legame dei due protagonisti. Soddisfatta la gola, nello spettatore può sorgere una domanda: qual è il mistero dell’amicizia, leale e leggera, che supera ogni rivalità e lenisce le fatiche quotidiane?
Debora Meluzzi