Oggigiorno, tra i tanti temi caldi che dividono l’opinione della nostro Belpaese, l’argomento lavoro è tra i più discussi e percepiti come una vera e propria emergenza nazionale.
Tuttavia, i punti di vista hanno molteplici sfaccettature, i toni si fanno spesso violenti e quasi sempre le discussioni si riducono a semplice tifoseria: per gli operai, per i laureati, per le donne, per i giovani, per gli stranieri, per gli italiani.
In questo contesto si inserisce la serata del 24 luglio in cui il festival ospiterà la messa in scena di Dita di Dama, monologo tratto dall’omonimo romanzo di Chiara Ingrao con Laura Pozone. L’epoca è leggermente diversa da quella contemporanea: siamo nel 1969, nel pieno dell’autunno caldo ( https://it.wikipedia.org/wiki/
“Operaia. Era bastata quella parola a farle crollare il mondo addosso.”
Una vicenda che attraversa lo spirito del tempo. Soltanto i grandi fatti della storia dell’epoca ci ancorano al contesto storico in cui la narrazione si svolge. Per il resto, operando qualche aggiustamento, si indagano “percorsi di libertà e dignità che sfidano tuttora il nostro grigio presente.” Francesca e Maria. Due giovani ragazze della periferia romana cresciute assieme nello stesso cortile. Due diciottenni tanto simili nei loro sogni e nelle loro prospettive, ma destinate a futuri completamente antitetici. Per entrambe non sarà una decisione presa nella propria liberà individuale. Saranno i padri a decidere per loro. Un’Italia che sembra essere lontana anni luce ma che, a pensarci bene, poco si allontana dall’attuale situazione migliaia di donne, uomini, giovani e meno giovani, vivono quotidianamente.
“Dita di dama di Chiara Ingrao è un romanzo che racconta una storia che è al tempo stesso tante storie. Storia di un’amicizia, storia di rapporti familiari, storia economica, politica, storia di un percorso di battaglie dure, a volte anche cruente, per conquistare nuovi diritti nel lavoro e nella società.”
È in questi anni che si suggellano i primi patti nazionali sul lavoro grazie alle forti lotte sindacali e durante i quali “lo Statuto dei lavoratori è una legge che ancora non è stata scritta” sottolinea Claudia Cicchetti, membro della segreteria CGIL di Rimini, ospite al festival con un intervento pre-spettacolo sulle tematiche che poi verranno affrontate sul palco. La messa in scena si presta così per una riflessione profonda sull’argomento producendo confronti con il mondo del presente: “Leggendo Dita di Dama non si può fare a meno, a mio parere, di mettere a confronto la situazione di allora con quella odierna anche per comprendere, non tanto gli aspetti positivi, ma soprattutto che cosa è andato storto in questi anni.” Cosa è andato storto in questi anni? Una domanda che dovrebbe ronzare nella nostra testa instancabilmente. Un verme che dovrebbe scaturire un senso critico verso le scelte prese da ognuno di noi fino a questo momento. Claudia non ha dubbi su quale sia l’antidoto a queste problematiche: la solidarietà trasversale e di categoria “Oggi non si solidarizza con l’altro ma si vive l’altro come il nemico, e questa paura, su cui certe forze politiche, tra l’altro, fondano la propria ragion d’essere per raccogliere consensi, ci allontana gli uni dagli altri e ci fa vivere isolati e diffidenti.”
Non ci resta quindi che aspettare il 24 luglio per ritrovarci all’ex Macello in via Dario Campana discuterne assieme ed emozionarci con la storia Francesca e Maria.
Venerdì 24 luglio, ore 21.30
Dita di Dama
Con Laura Pozone Adattamento e regia Massimiliano Loizzi e Laura Pozone
Spettacolo preceduto dall’intervento di Claudia Cicchetti membro della segreteria CGIL di Rimini, sul tema LAVORO – GIOVANI – DONNE, ore 21.15