In un post di qualche settimana fa (https://www.lecittavisibili.com/le-voci-del-lettimi/) vi abbiamo portato fin dentro la redazione che vi sta raccontando, su questo blog e sui principali canali social, la storia del Giardino Segreto di Rimini e svelando i programmi del festival de Le Città Visibili. La redazione, composta da una ventina di ragazzi di età compresa tra i 18 e i 35 anni non è nata per caso. Si è formata grazie ad un Workshop tenutosi al Rimini Tourism Innovaton Square di Corso d’Augusto. Le lezioni sono state tenute da due “maestri” d’eccezione nel coadiuvare i ragazzi e insegnare loro come sviluppare un progetto di comunicazione un piano editoriale pensato per i social e i new media: si tratta del Prof. Giovanni Boccia Artieri, Professore Ordinario di Sociologia dei media digitali e Internet Studies all’Università di Urbino Carlo Bo e Presidente della Scuola di Scienze della Comunicazione e di Elisabetta Zurovac, che ha appena completato il dottorato in sociologia della comunicazione ed è stata subito chiamata come assistente alla cattedra in “comunicazione pubblicitaria e linguaggi mediali” all’università di Urbino Carlo Bo.
Loro sono stati la spina dorsale e il cuore di quello che c’è stato dietro al workshop realizzato per Le Città Visibili: li abbiamo intervistati per conoscere il loro parere e la visione del Lettimi.
Intervista a cura di Giobbe Pellegrino
Che cosa vi ha portato a realizzare questo workshop e come siete venuti a conoscenza de Le Città Visibili?
G: Ho cominciato a confrontarmi con Tamara Balducci, una delle organizzatrici del Festival, più di un anno fa e abbiamo deciso che Le Città Visibili poteva essere una bella occasione per mettere in narrazione lo spettacolo dal vivo attraverso i social media attraverso un progetto che coinvolgesse i giovani. Ho così immaginato un laboratorio di social media storytelling che lavorasse su due direzioni, intrecciando il racconto del Festival con le possibilità transmediali.
Ho visto diversi spettacoli delle edizioni precedenti e il mix performativo-musicale in uno spazio pubblico riscoperto mi è sempre sembrata un’idea particolarmente fertile.
E: Conoscevo Le Città Visibili perché dei miei amici erano stati a una serata di un’edizione precedente, così quando il Prof. Boccia Artieri mi ha proposto di ragionare insieme sul progetto ho detto subito di sì.
Il lavoro che è stato fatto con i ragazzi del Workshop è arrivato alla fine, ma tutto per arrivare ad uno scopo, che diventassero autonomi e iniziassero il loro cammino nel mondo dei social per sponsorizzare le città visibili, come credi sia stato affrontato il workshop dai ragazzi? Avete sentito la partecipazione costante da parte loro? Come credete proceda il lavoro?
G: La cosa più complessa quando si affronta un lavoro come questo, con così tante persone, è riuscire a far sì che ognuno si trovi allineato nei processi decisionali e di realizzazione e allo stesso tempo si senta libero di esprimersi attraverso le sue capacità. I ragazzi sono sempre stati molto partecipativi e siamo riusciti ad avere un clima d’aula di confronto continuo, libero e coinvolgente.
Abbiamo così costruito un percorso partecipato, che ha cercato di coinvolgere i singoli a partire dalle loro competenze da mettere in comune: alla fine l’intelligenza collettiva che sta emergendo mostra come sia possibile unire attitudini individuali e capacità singolari attraverso le tecnologie di connessione per un risultato coerente e complesso. Il lavoro è visibile in un blog, sulla pagina Facebook, su Twitter e Instagram, un vero e proprio ecosistema di comunicazione delle Città Visibili e del racconto sul Giardino Lettimi che viene svolto quotidianamente; organizzandosi in modo continuo a distanza grazie a Messenger, WhatsApp, GoogleDrive, ecc. Se consideriamo che si tratta di un lavoro volontario possiamo dire che il livello di coinvolgimento è molto alto.
E: I ragazzi sono stati tutti sempre molto attenti e curiosi, le lezioni erano un vero piacere perché aver di fronte gente che ti guarda attenta e fa domande, gente che è seriamente interessata è davvero molto bello. Si è lavorato bene perché l’ambiente lo permetteva, i ragazzi hanno fatto sì che ci fosse un confronto costante e che le questioni venissero analizzate in profondità. Il lavoro che stanno portando avanti lo vedo svolto con passione, la stessa che si vedeva durante il corso. Le mille notifiche al giorno che arrivano nel gruppo dove si organizzano (e non è molto facile mettersi d’accordo quando si è così tanti) mostrano proprio il grande desiderio di fare e fare bene. Il gruppo è coeso e questo insieme alla passione per il progetto non può che portare a un buon lavoro.
Cosa vi potrebbe piacere da Le città Visibili e cosa vi incuriosisce di questo evento?
G: Credo sia imperdibile “Diario di provincia” di Oscar De Summa, in equilibrio dinamico tra la risata e l’amarezza della tragedia umana; così come il concerto di Roberto Dellera che presenta sonorità pop molto diverse. Ma la mia curiosità è per la narrazione seriale delle “Notti bianche” che prende Dostoevskij e lo trasforma per un pubblico del to be continued…
E: Sicuramente mi piacerà molto il concerto di Benvegnù, ma sono incuriosita dallo spettacolo basato su “le notti bianche” per via della sua forma seriale che trovo molto interessante come esperimento.
Abbiamo visto i progetti e le proposte fatte per la ricostruzione del Lettimi, a riguardo. come si può contribuire con la possibilità tramite i social media anche nel futuro?
G: Dare la parola agli spazi esclusi dalla città è un atto politico. I social media possono dare voce (e quindi visibilità) a chi voce non ce l’ha, a chi sta ai margini… Il Giardino Lettimi è un luogo su cui va acceso un occhio di bue per rendere più evidente all’amministrazione la necessità di recuperarlo alla vita pubblica, di restituirlo ai cittadini non solo due settimane l’anno. I social media possono aggregare attorno al #lettimisegreto le voci dei cittadini e i racconti di ciò che quel luogo è stato, è e potrebbe essere. E in fondo il nostro progetto si fa carico proprio di cominciare a mostrare queste voci.
E: I social media sono spazi di possibilità molto potenti, perché in un mondo ideale possono mettere in dialogo persone e istituzioni, favorendone idee e ricerca di soluzioni attraverso uno scambio attivo. Sappiamo però che spesso vengono bistrattati e non considerati per le potenzialità positive e innovazioni che potrebbero incentivare. La speranza è quella, almeno, di poterli vedere impiegati nel rendere visibili (cioè fare da cassa di risonanza) proposte e miglioramenti legati al Lettimi. Intanto, quindi, assurgere a un ruolo informativo poi sperare in un impiego pratico, facendoli diventare strumento di partecipazione attiva.
Prof. Giovanni Boccia Artieri
“La visibilità collettiva è un modo di resistere alla banalità del quotidiano.”
Elisabetta Zurovac
“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”
Ecco i volti della redazione impegnata nella comunicazione e nella promozione degli eventi legati al festival de Le città visibili e al racconto della storia del Giardino Segreto di Rimini