Invio l’e-mail e aspetto la risposta. Ivano Marescotti mi risponde quasi subito: «Sono in pieno trasloco ma risponderò comunque prima del 13». Ne so qualcosa e lo ringrazio per la disponibilità.
I traslochi sono sempre dei gran viaggi. Non parlo delle distanze percorse con l’auto che impenna per il peso sulle ruote posteriori (o per il furgoncino per i più fortunati o organizzati), parlo del viaggio che un trasloco ti costringe a fare dentro. Viaggiano le cose e traslocano le abitudini, alcune le dimentichi nel posto che stai lasciando, alcune decidi di non portarle in quello dove stai andando, alcune ancora le troverai lì, usate ma nuove. Sia cose che abitudini.
Non so perché mi venga in mente questa cosa dei traslochi mentre leggo le risposte di Ivano Marescotti, vorrei chiedergli qualcosa a riguardo ma non lo faccio e continuo a seguire le poche righe che mi ha mandato dal telefono: «Scusa ma con il trasloco non ho il pc funzionante. Rispondo col cellulare quindi sarò sintetico». Sì, vorrei chiedergli tantissime cose. Non lo faccio.
a cura di Gloria Perosin
Ivano Marescotti è attore, regista teatrale e drammaturgo e sarà ospite con Fatti veri a Le Città Visibili sabato 20 luglio alle ore 21:30. Nato il 4 febbraio 1946 a Villanova di Bagnacavallo, fino ai trentacinque anni si forma come impigato comunale a Ravenna. Poi, nei primi anni ’80, la sua vita trasloca quando per caso e per curiosità incontra il mondo del teatro.
Lavora fra gli altri con Mario Martone, Carlo Cecchi, Giampiero Solari, Giorgio Albertazzi, Marco Martinelli, fino a esordire al cinema nel 1989, anno in cui incontra Silvio Soldini.
I registi con cui da quel momento lavorerà saranno molti tra i quali Ridley Scott, Roberto Benigni, Pupi Avati. Dopo aver “nascosto” il suo dialetto romagnolo per motivi professionali, nel 1993 lo riprende in tutta la sua bellezza e autenticità e inizia un approfondito lavoro di recuperò che lo vedrà protagonista nei teatri con i testi di Raffaello Baldini, ma anche con i grandi come Dante e Ariosto.
Tra cinema, televisione, cortometraggi, teatro, premi e riconoscimenti, la lista sarebbe quasi infinita. Esordisce nel 2019 con la sua prima opera narrativa Fatti veri, una raccolta di racconti autobiografici che ripercorre la sua storia attraverso aneddoti esilaranti, ricordi sofferenti, momenti teneri e ambientazioni surreali. E non è forse questo un trasloco, un viaggio?
Ivano Marescotti: attore, regista teatrale e drammaturgo, ma questo è “solo” quello che si vede. Ivano, chi sei quando non c’è nessuno attorno?
Ormai, da vecchio, è la domanda che mi faccio sempre più spesso senza trovare risposta.
Com’è nata la tua arte, come l’hai vista evolversi e come la vedi oggi?
Attore per caso. Ero impiegato comunale a Ravenna, insoddisfatto, e a trentacinque anni mi capitò il caso di fare l’attore in uno spettacolo. Mi lincenziai e mi buttai sperando di poter nuotare in quel nuovo mondo. Quindi nessuna vocazione innata, solo il caso…
Il 27 ottobre del 1981 Alberto Sinigaglia, in una puntata di Vent’anni al Duemila, intervistava Italo Calvino e gli chiedeva tre chiavi, tre talismani per il Duemila. Calvino rispondeva «imparare molte poesie a memoria per ripeterle anche da anziani e farsi compagnia, fare calcoli complicati a mano per rimanere concreti, ricordare che tutto quello che abbiamo ci può essere tolto da un momento all’altro».
Quali sono le tue tre chiavi?
Ciò che diceva mio padre: “avere paura si muore lo stesso e si fa brutta figura” e un’altra “il no ce l’hai già” contro la rinuncia a priori. E poi la terza è la domanda stessa.
“Fatti veri” è la tua prima opera narrativa, quali sono stati i tre fatti veri più importanti della tua vita?
L’abbraccio di mio padre dopo il debutto in “Zitti tutti” al teatro Alighieri (monologo di Raffaello Baldini), la nascita di mia figlia, la morte di mio figlio.
Come le risposte di Ivano, quella di sabato 20 luglio sarà una serata senza maschere e senza pudori.
Vi aspettiamo all’ex macello, sempre in via Dario Campana 71, sempre con Le Città Visibili.