a cura di Camilla Gamberini
Se si sfoglia il programma del festival Le Città Visibili 2017, ci si rende presto conto di una curiosa particolarità: la presenza di molte figure femminili.
A partire dalle due direttrici artistiche Tamara Balducci e Linda Gennari e dalla curatrice di Parco Poesia Isabella Leardini, l’elenco si snoda attraverso protagoniste decisamente diverse tra loro ma tutte accomunate da grande personalità, determinazione e un ricco bagaglio di storie da raccontare.
Queste scelte artistiche sono solo un caso o sono invece frutto di una strategia ben studiata? Lo abbiamo chiesto a Tamara che con una semplice risposta ha smentito molti cliché: “Il fatto che la maggior parte delle serate abbiano come protagoniste artiste donne è stato un caso, niente di studiato e nessun messaggio da veicolare. Semplicemente io e Linda, lavorando e frequentando diverse rassegne e Festival teatrali ci stiamo rendendo conto che l’ambiente organizzativo, in molte sue forme, è sempre più a impronta femminile”.
Un “caso”, dunque, e non poteva esserci risposta migliore a una questione che spesso anima i dibattiti attorno a festival musicali e teatrali. I luoghi comuni vengono sfatati e la scelta degli spettacoli avviene su basi che riguardano esclusivamente i loro contenuti.
Entrando nel dettaglio possiamo fare una panoramica dei personaggi che andremo a incontrare durante le serate, per capire meglio le loro peculiarità. Non importa che siano donne reali o frutto dell’immaginazione – come le protagoniste di alcuni spettacoli-, non appena le si “conosce” ci si rende conto che ognuna si fa portavoce di mondi e esperienze incredibili:
Maria Antonietta, giovane cantautrice, tra le più rilevanti nel contesto musicale italiano, presta la sua voce per interpretare i versi delle grandi poetesse della storia (tra le quali c’è Sylvia Plath, da lei celebrata in uno dei primi brani della sua carriera). Nella sua musica e nelle interviste che ha rilasciato, ha sempre mostrato un’indole femminista, indipendente e anticonformista, non a caso tiene a sottolineare la sua ammirazione (più simile alla devozione) per Giovanna D’Arco.
Ci sono poi Caterina, Lucia, Ester, Rosa protagoniste di “Le ragazze di via Savoia 31” scritto e interpretato da Elisabetta Tulli. Sono il ritratto della donna anni ’50, che lotta per trasformare una società retrograda e poco incline a lasciarle spazio. Sono quattro ragazze con una vita e delle aspirazioni completamente diverse ma tutte ostinate e caparbie, desiderose di emanciparsi e di affermarsi attraverso il lavoro.
Anche in “Ascoltate! Romagna Relax” assistiamo alla performance di una interprete femminile. Sarà infatti Consuelo Battiston a condurre un bizzarro racconto sulla riviera romagnola che allontana miti e stereotipi di un tempo ormai passato.
La più caratteristica e decisamente fuori dal coro è senza dubbio Papa Elisabetta I (personaggio inventato da Alberto Rizzi e interpretato da Chiara Masalzoni) che in “Sic transit gloria mundi” affronta il tema del maschilismo diffuso nel mondo cattolico e del ruolo marginale che la donna ha in esso. È una figura che spiazza, parla di violenza con ironia e lascia ben aperta la possibilità di un futuro diverso.
Nelle serate dedicate alla musica troviamo invece Nada. Non ha bisogno di presentazioni, è un’icona del cantautorato italiano e dagli anni ’70 racconta sé stessa in brani che hanno segnato diverse generazioni.
A chiudere il festival sarà invece Io e la Tigre, caratteristico duo formato da Aurora Ricci e Barbara Suzzi. Si sono affermate nella scena discografica indipendente con un percorso artistico e personale non sempre in discesa che le ha però forgiate e ora fanno della propria forza la principale ispirazione per i loro testi.
A questo punto non resta che sedersi di fronte al palco e lasciarsi coinvolgere dalle storie che queste protagoniste hanno da raccontarci.