Abbiamo incontrato Michele Vescio, presidente dell’Associazione Kantharos, per farci raccontare in cosa consiste il loro progetto e da dove deriva il legame con le Città Visibili. L’associazione si inserisce per la prima volta nel programma del festival, con quattro serate dal titolo “Scipione va a teatro”. È un’occasione unica per immergersi nella storia di Rimini attraverso quattro itinerari che hanno come punto di partenza il giardino di Palazzo Lettimi.
a cura di Camilla Gamberini
Chi siete? Com’è nata l’associazione Kantharos?
Si tratta di una associazione no-profit di promozione sociale di stampo culturale, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico, artistico, archeologico, e folkloristico della città e del territorio riminese. Per raggiungere questo scopo, organizziamo attività educative nelle scuole, visite guidate nella città, recupero e valorizzazione di beni culturali dimenticati o sottoutilizzati. Siamo nati a gennaio 2017 dalla volontà di quattro archeologi che volevano smettere di fare questo mestiere e trovare uno spazio di confronto con la città. La risposta del pubblico è già molto buona quindi il nostro lavoro procederà lungo questa direzione.
Cosa significa essere archeologi in questo periodo storico? È un settore ostico dal punto di vista professionale?
Quello archeologico è un panorama complesso. È molto complicato crearsi uno spazio in questo ambiente per diversi motivi: innanzitutto ci sono tantissimi laureati, mentre lo spazio del lavoro in senso stretto, cioè lo scavo (che da sempre è legato all’edilizia) si sta restringendo progressivamente. Un altro problema è che essendoci molta manodopera a disposizione, le cooperative o gli altri soggetti paganti tendono a mantenere prezzi bassi. Anche un secondo possibile sbocco professionale, quello accademico e della ricerca, è molto esclusivo e offre lavoro solo a un numero ristretto di laureati. Il campo nuovo che si sta aprendo per noi professionisti, è quello della valorizzazione: il turismo, sia in generale che nello specifico caso di Rimini, non è più solo quello da spiaggia, si nota che il turista vuole avere una esperienza totale della città, nella quale rientra anche la parte culturale. Gli archeologi possono quindi trovare nel settore divulgativo un’ottima occasione di impiego. Basta pensare al fenomeno Alberto Angela, che oggi è quasi un tormentone: indica il bisogno e la voglia di avere qualcuno che sappia raccontare storie che ci riguardino in prima persona, anche per ritrovare un legame con le nostre origini e sentirci parte di un territorio.
Con l’associazione Le Città Visibili, avete l’intento comune di valorizzare la vostra città e soprattutto di far rivivere loghi dimenticati, è questo che vi ha spinti a collaborare?
Questo è esattamente il punto in comune che abbiamo. Il festival valorizza e restituisce alla città un palazzo storico della fine del ‘400 che altrimenti sarebbe chiuso al pubblico. Abbiamo deciso di collaborare perché, oltre a permettere ai cittadini di accedere a questo luogo, è giusto comunicare il contesto storico a cui è collegato. Adesso è un rudere a causa dei bombardamenti della seconda Guerra Mondiale ma in origine era un gioiellino nella città; è importante quindi riportarlo in vita attraverso il teatro e la musica ma è anche necessario non perdere di vista la profondità storica e il contesto in cui continua a vivere.
Qual è, secondo voi, il valore aggiunto che apportate al festival?
Il valore aggiunto è quello di condurre alla scoperta di questo luogo: se dal punto di vista della qualità artistica il festival è impeccabile, noi vogliamo dargli uno spessore verticale, inserendolo in un contesto storico. Forniamo un motivo in più per prendersi cura del giardino e del palazzo Lettimi vista l’importanza che ha avuto per la città. È una bella coincidenza che un festival di musica e teatro abbia luogo sopra i resti del teatro romano, dandogli quasi una seconda vita. Il plusvalore è anche portare dentro al palazzo coloro che magari non sono interessati ai concerti o al teatro ma sono piuttosto appassionati di storia.
Non resta quindi che seguire i ragazzi di Kantharos aps lungo le loro camminate, preparandosi a scoprire i tanti segreti nascosti dietro a luoghi che siamo abituati a vivere nella nostra quotidianità.
Prossimi appuntamenti:
– 2 agosto: “I pezzi mancanti. Sulle tracce del teatro di Ariminum”
– 4 agosto: “Album di ricordi. Palazzo Lettimi e la sua storia”